VENDEMMIA

Passati i mesi di luglio ed agosto, a ottobre si dava inizio ai molti attesi lavori di vendemmia (12), i quali cambiavano letteralmente l'aspetto di tutto il comprensorio Castiglionese. Tutti, proprietari e braccianti, donne e ragazzi, si preparavano per la raccolta dell'uva che per i più poveri, ed erano la maggioranza, significava potere lavorare e mettere da parte un piccolo gruzzolo di soldi. Arrivavano numerosi braccianti provenienti dai centri interni della Sicilia, specie dalle zone dei Nebrodi. Questi vendemmiatori erano reclutati dai capiciurma (13) che esistevano in ogni paese, i quali provvedevano a distribuirli giornalmente nei vari vigneti, a seconda della richiesta dei proprietari.

Durante il periodo d   ella vendemmia, che nella zona più alta si protraeva sino a metà novembre, le ciurme abitavano in rustici costruiti a posta per loro. Giunti di buon mattino nei vigneti, dove si doveva raccoglie l'uva, i vendemmiatori ed i ragazzi riempivano le ceste ("cufini") al più presto possibile per cercare di mettersi davanti alla fila, mentre le donne, dopo aver riempito le loro ceste, le ornavano con uva penzolante dai bordi. Al comando alziamo ("isamu") del Capochiuirma, con le ceste poste in spalla ed in fila indiana ci si avviava verso il palmento.

Le donne con le loro ceste guarnite, che portavano di solito in testa ponendo fra la cesta e la testa un fazzoletto attorcigliato (" cruna"), davano un tocco altamente artistico. Questo lavoro si svolgeva con tanta armonia, musica di organetti, Friscaletti,  canti e balli. Molti gli amori sorti tra i filari di viti, dopo una lunga ed amorosa occhiata oppure durante un ballo collettivo nel cortile di qualche palmento o masseria, spesso alla fine di una giornata di lavoro.

I ragazzi, ("i carusi") spesso ribelli e riottosi, non ubbidivano sempre ai comandi del capo ed allora quest'ultimo si faceva rispettare usando una sottile verga di castagno o di olivo, segno del suo "grado" con la quale accarezzava le gambe del caruso ribelle.

Durante le varie fasi della vendemmia, attiva era la sorveglianza di massari, per impedire eventuali, anzi ricorrenti imboscamenti di piccoli quantitativi di uva da parte dei vendemmiatori. Continui erano anche gli incitamenti ai componenti delle ciurme affinché raccogliessero gli acini ("i coccia") che spesso cadevano a terra al momento di tagliare i grappoli con i coltelli. Altro compito specifico delle donne, specie mogli o parenti dei massari, era la preparazione del cibo per la ciurma: (pasta con la salsa alla carrettiera (14), peperoni arrostiti, a volte stocco alla messinese e la prima salsiccia dopo il caldo dell'estate) e della mostarda. Quest'ultima veniva confezionata con il mosto di uva appena pigiata. Il mosto si faceva bollire, dapprima assieme ad una congrua quantità di cenere di sarmenti. Dopo aver bollito per almeno un'ora si toglieva da sopra il fuoco e si lasciava riposare per un'intera notte, per consentire alla cenere di andare a fondo della pendola e al liquido di venire in superficie, limpido e dolce. La "scumatura" del mosto era cosi completa e questo, pronto per essere sottoposto ad altra bollitura, assieme ad amido e cannella. Cosi la mostarda era fatta.

Parallelamente, veniva selezionata e raccolta uva scelta soprattutto il resistente "Catarratto. Inzolia, Moscatella,  e Mascatellone", che poi dopo una piccola asciugata al sole, sarebbe stata appesa ai cerchi di ferro, nelle cantine, per essere consumata in pieno inverno.

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12 Cfr. A. Pagano: Quando la vendemmia era una festa, vol. IX - in Memorie e Rendiconti - Acireale 1989 pagg. 270-281.

13 I capiciurma erano personaggi molto in vista nei paesi etnei e godevano di buona considerazione sociale. Spesso dovevano mediare tra le varie categorie dei vendemmiatori ed i proprietari specialmente nel momento di pattuire le paghe durante la vendemmia.

14 La pasta con la salsa alla " carrettiera" era uno dei piatti più richiesta.  la salsa, molto semplice, si otteneva cuocendo pomodori tagliati a pezzi con tutte le bucce e i semi, più un poco di cipolla.

 Francesco Speranza: Le chiuse Etnee in Bollettino della Società Geografica Italiana - serie IX - Fasc. 1-3 anno 1961 pagg. 98-

Vendemmiatrice

   

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